La “ristrutturazione”

Manolo Morales

La parola suona come quando si percorre con la macchina una strada pavimentata con sassi: ris-trut-tu-ra-zio-ne! Non è una strada asfaltata ma si riesce a camminare.
È questa la strada che hanno imboccato, in questi ultimi anni, gli ordini religiosi anzitutto nella vecchia Europa. Con un mare di lettere, capitoli, raduni, inchieste, commissioni, analisi della realtà. Un via vai che non finisce mai. Ristrutturazione. Dicono che è meglio parlare di rivitalizzazione. Un affare complesso.
 
Basilio Rueda, per tanti anni superiore generale dei fratelli maristi, diceva che nelle comunità religiose ci sono in genere tre tipi di persone: 1) quelli che trascinano la vettura; 2) quelli che comodamente e passivamente salgono nella vettura e si lasciano trascinare; 3) quelli che stanno attaccati alla vettura e cercano di frenarla. Allora, la strada è disseminata di tanti sassi, ma alla fin fine sembra che la vettura può andare.
 
Il fatto è che la “Casa” è diventata troppo grande. Noi che vi abitiamo siamo diminuiti e più anziani e diventa necessaria una riforma, una ristrutturazione. Certo, senza perdere, però, la stessa casa. Nemmeno i fondamenti (mancherebbe altro! «Infatti nessuno può porre un fondamento diverso di quello che già vi si trova» 1 Cor 3, 11), né l’armonia, né il buon gusto. Senza perdere la vita interiore. Anzi l’obiettivo e di migliorarla, con nuovo slancio, aprendo nuove finestre, nuove porte d’accesso, invitando altre persone; alcuni “accessi” saranno, forse, chiusi, ma ne saranno aperti altri.
 
Una bella circostanza mi ha portato in questi giorni in monastero, fuori dal rumore del mondo. In questo silenzio e questo ritiro si pensa e si medita quasi senza volerlo. E secondo il detto per il quale per capire il nuovo bisogna sentire i giovani, io mi sono cercato la compagnia di una giovanissima dottoressa della Chiesa, la suora carmelitana di Lisieux (24 anni).
 
Come è chiaro per questa suora chi sia il Padrone e l’Architetto della Casa! Come canta la grandezza, la nobiltà e la larghezza della Casa che adesso deve essere ristrutturata! A questa giovinetta non bastavano il convento né l’essere “Carmelitana, Sposa e Madre”. Sentiva nel suo cuore la vocazione a essere guerriero, sacerdote, apostolo, dottore, martire… A Lisieux, in qualsiasi “Carmelo dell’estero” o nell’ultimo angolo del mondo. La salute non l’ha aiutata, ma dalla sua poltroncina di malata, la sua casa, la Casa, è il mondo. E dove io vedo adesso muratori, falegnami, fabbri, pittori, elettricisti… che cercano di ristrutturare, lei vede apostoli, missionari, martiri, santi…
 
In effetti è così, Santi! Ogni ordine religioso (una sezione della Casa) è – dovrebbe essere – l’espressione viva di un santo. Di Teresa di Gesù i suoi carmelitani, di Agostino, i suoi agostiniani, di Francesco i suoi francescani; di Domenico i suoi domenicani; d’Ignazio, i suoi gesuiti; di Giovanni Bosco i suoi salesiani, di Claret i suoi clarettiani… Una Casa con luce e sapienza di tanti secoli, aperta ai piccoli e ai grandi, sani e malati, saggi e incolti, credenti e non. Anche se può sembrare una proposta idealista, ristrutturare oggi la Casa, senza prendere in considerazione questa dimensione ­– e può darsi che anche questo capiti –, sarebbe impoverirla ed impoverire coloro ai quali si aprono le porte.
Che, dunque, sia benedetta la ristrutturazione, se il Padrone, e l’Architetto e i santi la benedicono! Io, da questo posto di ritiro, guardo i volti, e sento il clamore di tanta gente che cerca e ha bisogno della Casa, tante volte senza saperlo. Se ristrutturata, servirà meglio?

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